Le analisi prenatali
L’Amniocentesi
L’amniocentesi è l’esame più utilizzato per la diagnosi prenatale di eventuali malattie genetiche.
E’ una procedura che nella donna in gravidanza, tra la 15° e la 18° settimana, permette di esaminare il liquido amniotico prodotto dal feto e nel quale esso è immerso. In questo fluido sono presenti infatti cellule fetali da cui è possibile, dopo alcuni giorni di coltura in laboratorio, osservare i cromosomi fetali. I cromosomi contengono tutte le informazioni necessarie alla costituzione e al funzionamento dell’organismo, cioè il codice genetico. I cromosomi umani si osservano sotto forma di bastoncini e sono 46, composti da 23 coppie. In ogni coppia i cromosomi sono apparentemente uguali; in realtà uno è di provenienza materna e uno di provenienza paterna; tra tutte le coppie quella denominata XX caratterizza la femmina e quella XY caratterizza il maschio.
Il test consiste nel prelievo indolore, sotto controllo ecografico, di un campione di liquido amniotico dal quale si può effettuare sia lo studio dei cromosomi fetali, sia il controllo biochimico delle proteine, sia l’analisi molecolare per evidenziare eventuali difetti genici. L’amniocentesi espone la paziente a un rischio di aborto stimato intorno allo 0.5%.
età materna maggiore di 35 anni;
precedente figlio affetto da patologia genetica;
presenza di un’anomalia cromosomica bilanciata in uno dei due componenti della coppia;
esposizione di uno dei due componenti della coppia ad agenti mutageni ambientali, professionali o terapeutici;
rilievo di dosaggio elevato di alfa-feto proteina nel sangue materno
positività ai test di screening Duotest o Tritest
motivi psicologici
Perché se si aspetta un bambino dopo i 35 anni di età è bene fare l’amniocentesi?
A 35 anni, la probabilità di avere un figlio con sindrome di Down è 1 su 280, e la proabilità generale di avere un figlio affetto da patologia cromosomica è di 1 su 192. A 37 anni il rischio diventa 1 su 218 per il Down, e di 1 su 127 per le altre patologie cromosomiche. Si può notare come a questo punto il rischio di aborto (1:200) e il rischio di feto affetto divengono sovrapponibili. È pur vero che in questi ultimi anni si è assistito a una diminuzione di figli Down in madri di età avanzata, e al contrario a un apparente aumento di figli Down in donne giovani, ma questo è dovuto al maggior controllo delle gravidanze dopo i 36 anni.
Esistono anomalie di numero o di forma dei cromosomi. Con le tecniche citogenetiche e particolari colorazioni è possibile evidenziare la costituzione dei cromosomi, composti da zone che si colorano in modo diverso (bande), la cui sequenza è una caratteristica costante della specie umana.Vi sono comunque alcune varianti dei cromosomi che, pur se evidenti, non hanno significato patologico né costituiscono pericolo. Analizzando i cromosomi del feto, a partire da alcune sue cellule, si possono identificare tante (ma non tutte ) malattie genetiche; sicuramente, comunque, le più frequenti.
E’ possibile anche analizzare sostanze, come l’alfa-fetoproteina, presenti nel liquido amniotico, che possono dare indicazioni su altri tipi di malattie. I tempi di risposta dell’amniocentesi variano dai 15 ai 20 giorni.
Oggi è possibile integrare l’analisi dei cromosomi con tecniche di citogenetica molecolare FISH , che utilizzano specifiche sonde fluorescenti per ciascun cromosoma o per parti di questo, in questo modo è possibile avere, preliminarmente ed indicativamente, a due o tre giorni di distanza dal prelievo, risposta per alcune principali anomalie cromosomiche (aneuploidie dei cromosomi X, Y, 13, 18, per esempio Sindrome di Down). Con lo stesso prelievo di liquido amniotico si possono in contemporanea effettuare indagini molecolari per le mutazioni geniche più frequenti nella popolazione, come la Fibrosi Cistica, il ritardo mentale legato al cromosoma X, la Beta-Talassemia.
La Villocentesi (prelievo dei villi coriali)
Il prelievo dei villi coriali (villocentesi) è una tecnica di indagine prenatale che può essere effettuato dalla 11° settimana se vi sono delle indicazioni specifiche. Viene effettuata in regime ambulatoriale e consiste nel prelievo di un campione di tessuto trofoblastico placentare sotto continua guida ecografica, con un sottile ago attraverso la parete addominale materna. Sempre sotto guida ecografica, viene raggiunta la zona prescelta per l’aspirazione del campione di tessuto.
I rischi possono essere distinti in complicanze materne e fetali.
I rischi materni sono quelli di ogni picccolo intervento chirurgico come infezioni o minimo sanguinamento
I rischi fetali sono un rischio di aborto dopo prelievo, dovuto alla procedura, stimato dell’1 %.
Dalla 10 a settimana in poi non vi è rischio di malformazioni fetali causate dalla procedura, come la ridotta formazione degli arti.
Con questa metodica è possibile eseguire indagini citogenetiche per la diagnosi di malattie cromosomiche e indagini molecolari per la diagnosi di malattie ereditarie monogenetiche (ad es.: Distrofia Muscolare, Emofilia, Fibrosi Cistica etc.) ed anche per la diagnosi di sesso nel caso di malattie legate al cromosoma X.
Per la diagnosi di malattie cromosomiche sono necessarie 2-3 settimane così come per le analisi molecolari condotte con tecniche tradizionali. I villi costituiscono la stretta zona di contatto tra zona materna e zona fetale della placenta.
Nei villi sono presenti moltissime cellule in attiva riproduzione che permettono di studiare le caratteristiche genetiche del feto.
villi coriali visti allo stereomicroscopio
Scelta tra villocentesi e amniocentesi
I risultati diagnostici sono gli stessi, il vantaggio della villocentesi sta nella precocità del periodo in cui l’esame è effettuabile rispetto all’amniocentesi per la quale è necessario arrivare alla 16° settimana per poter prelevare il liquido amniotico. Quindi se si rendesse necessaria una interruzione della gravidanza a seguito di anomalie del feto, l’ntervento abortivo sarebbe meno invasivo.
Per contro la villocentesi è una tecnica più invasiva ed ha un maggior rischio d’aborto 1% contro 0,5 % dell’amniocentesi .
Quindi la villocentesi va consigliata soprattutto nei casi in cui si sono già verificate precedenti gravidanze con feti affetti da patologie cromosomiche o quando uno o entrambi i genitori sono portatori di un’ anomalia cromosomica bilanciata.